“Installazione 10.000 cardellini ancestrali”
Tecniche miste su cartoncino, 15 x 20 cm (1995-2022)
L’installazione “10.000 cardellini” è un lavoro che abbraccia quasi tre decenni di ricerca artistica (1995-2023). L’opera si compone di 10.000 rappresentazioni di cardellini, realizzate su cartoncino in tecniche miste, ciascuna di dimensioni 15 x 20 cm. Questo lavoro indaga il significato universale del cardellino, intrecciando elementi della tradizione occidentale e orientale per riflettere sul senso di disciplina, trasformazione e identità spirituale.
Un simbolo universale di anima e sacrificio
Nella cultura occidentale, il cardellino ha un significato profondo. Simbolo dell’anima nell’antica tradizione pagana, mantiene questa valenza anche in ambito cristiano. Celebre è la sua raffigurazione nella Madonna del cardellino di Raffaello (1505-1506), dove l’uccello prefigura il sacrificio di Cristo. Una leggenda narra che un cardellino, nel tentativo di alleviare il dolore del Cristo crocifisso, si sia ferito sulle spine della sua corona, tingendosi per sempre di rosso sul capo.
Il cardellino come archetipo ancestrale
In ornitologia, il termine “ancestrale” descrive una forma primitiva, immutata attraverso le epoche. Questo concetto richiama il termine giapponese Keiko (pensare agli antichi), che incarna l’apprendimento attraverso la ripetizione di forme tramandate nel tempo.
L’installazione richiama anche un dato biologico: si stima l’esistenza di circa 10.000 specie di uccelli nel mondo, un numero che potrebbe essere sottostimato secondo recenti ricerche. L’immensità e la diversità della natura si riflettono così in un’opera che parla di unità e molteplicità.
Forza e flessibilità: il richiamo alla filosofia orientale
Le parole di Tarkovskij in Stalker (1979) – tratte dal Tao Te Ching – sintetizzano la dicotomia tra forza e debolezza, rigidità e flessibilità:
«La debolezza è potenza, e la forza è niente.
Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido…
Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza.»
Nella cultura giapponese, il concetto di TanRen incarna questa tensione dinamica tra forza e duttilità. Come ricordava il maestro Myamoto Musashi:
«Fa’ che 1.000 giorni di allenamento siano condotti in Tan e che 10.000 vengano passati a ricercare il Ren.»
Il Tan rappresenta la forza dell’acciaio che si raggiunge con ripetizioni costanti, mentre il Ren simboleggia la delicatezza di un petalo, frutto di una lunga ricerca interiore. Questo principio trova un’eco anche nell’arte e nella fotografia: la reiterazione non è mai un semplice esercizio meccanico, ma un cammino di trasformazione che fonde disciplina e consapevolezza.
L’arte dei 10.000 cardellini – così come il gesto poetico di scattare una foto – richiama questo solco filosofico: ogni ripetizione diventa una meditazione sul tempo, un atto che invita a unire forza e flessibilità, rigore e leggerezza.