di Efraim Medina Reyes
La Bellezza non è relativa, bensì funzionale. Un archetipo fisso, le cui variabili sono ancora
più fisse e prevedibili. Per fare uno stupido esempio potrei dire che non esiste una differenza
significativa tra un modello di Ferrari 2000 e uno 2009, l’intenzione sarà sempre produrre un
modello che riempia le attese di chi ha già prefissa l’idea di una Ferrari. Chi segue una squadra
di calcio celebra ogni vittoria e soffre ogni sconfitta, è un gesto che a forza di ripetersi ha perso
l’espressione. Un gesto automatico e vuoto per riempire il vuoto. Relativo è tutto quello che esula
dall’archetipo. Il mestiere di un essere sensibile e il mestiere dell’amore non è rendere culto
alla Bellezza, ma far sì che tutto quello che non è considerato bello trascenda la sua forma per
trasformarsi in espressione, significato, alterità, dissolutezza, oscura provenienza, movimento…
Desiderare una bella ragazza non richiede sensibilità o intelligenza, è un riflesso condizionato.
Desiderare una bella ragazza non è relativo, è ovvio. Le ragazze brutte esistono finché non
arrivano nelle mie mani. Il mio mestiere è dare un altro senso all’evidenza e cambiare idee con
concetti. L’idea è la morte del significato, l’idea di qualcosa sottomette l’individuo all’oggetto.
Una ragazza brutta deve ammazzarsi o trovare uno stile e per “stile” mi riferisco a creare un
nuovo concetto di se stessa. Immagina di essere una maledetta grassa, senza grazia, il tuo
viso è l’unta maschera del tuo mondo interno. Ti senti condannata e scrivi messaggi ai tuoi idoli
aspettando un miracolo. O sei una maledetta e flaccida grassa con viso bello e scatti foto e foto
del tuo viso come se così riuscissi a cancellare il tuo corpo. O sei una tipa piatta e rovinata. O la
tua autostima è tanto bassa che moltiplica i tuoi difetti e si trasforma in un’inespressiva massa di
muco e frustrazione. D’accordo, la vita non è facile e Dio tende allo snobismo estetico. E questo
cosa cambia? Hai la possibilità di trascinarti per sempre nel puzzolente pantano delle tue paure
o comprare dei fottuti stivali e farti uno stile (dico stivali in forma metaforica). Quello che non
dovremmo permettere mai è che altri determinino la nostra percezione del mondo e di noi stessi.
La bellezza non è l’immagine di qualcos’altro, bensì il movimento, l’orma invisibile che lascia
quel qualcosa muovendosi. La foto dell’antilope non è l’antilope, bensì la sua sfrenata corsa
nella prateria. Invece di scrivere messaggi a idoli di carta, muovi il culo e cerca di raggiungere
l’antilope.