“Lunga vita ai fiori recisi”

di | 12 Dicembre 2024

MOSTRE/1. L’artista vicentino espone alla galleria ABC di Milano sino al 30 del mese.

Un catalogo piccolo ma prezioso. L’artista afferma l’orgoglio di appartenere al mondo

“obsoleto e retrogrado” della pittura, ma è un fine interprete della realtà.
21 aprile 2011

 

Può essere utile e interessante, prima di andare a vedere la mostra dell’artista vicentino Enrico Mitrovich (1962) allestita a Milano alla Galleria ABC, dare un’occhiata al piccolo catalogo “Lunga vita ai fiori recisi”, che è stato stampato in 150 esemplari per l’occasione. Vi si trova, oltre al bel testo di Sabrina Piscaglia, un frammento inedito da La muerte del referente di Efraim Medina, una breve introduzione dello stesso Mitrovich e, soprattutto, la serie di didascalie-guida alla lettura dei quadri dell’autore. Non si tratta di scoscese cerebralità che indulgono a cavare negli abissi esistenziali dell’io artistico, ma intelligenti e ironiche considerazioni sulle cose più semplici della vita, da cui emergono straordinari paradossi, riferimenti letterari, brevi notazioni autobiografiche assolutamente ridevoli che spiegano, ad esempio, come lo sguardo di 5.000 pulcini all’interno di un capannone d’allevamento possa garantire l’ebbrezza di un attimo di popolarità (“Pulcini” – bruciature su lastra 65×50). Mitrovich, che riafferma con orgoglio la sua appartenenza al mondo obsoleto e “retrogrado” della pittura, in realtà si pone in questa e in altre occasioni espositive come un fine interprete della realtà attuale, non solo artistica, anche attraverso le spoglie dell’universo tecnologico. Talvolta suscitando interrogativi piuttosto inquietanti sul destino del mondo e dell’uomo contemporaneo. Che Mitrovich abbia conoscenza di alcune delle risposte, o perlomeno di qualche via di fuga, è lecito supporre; ma se molte altre dovessero rimanere per il momento ancora inevase, la pittura offre comunque un antidoto prezioso, sempre valido, e la leggerezza (apparente) della conversazione didascalica propone in ogni caso una pista da percorrere insieme.
Spesso, ragionando sulle cose molto piccole e guardando da vicino minuzzoli di natura quotidiana, può apparire in essi l’immagine meno sfocata del macrocosmo: magari non a 360 gradi “il cielo stellato sopra di noi” e non ogni singolo articolo della “legge morale dentro di noi”; ma un succedaneo delle stelle e delle loro specifiche problematiche possono anche trovarsi in uno sciame di lucciole, olio su tela di 120×120, la cui realizzazione è stata ispirata da un’immagine scattata da uno scienziato che nel suo diario riporta questa annotazione: “Lucciole che sciamano (tele 135mm F/1.8). Inquinamento luminoso naturale: certe sere entravano in cupola e bisognava allontanarle dalle ottiche durante le pose fotografiche…”. Anche il fatto che un soffione di tarassaco possa avere la duplice e opposta facoltà di unire o dividere una coppia di cardellini possiede una sua potenza semantica, oltre che pittorica e poetica; così come la presenza di un papavero albino in un campo rosso pieno di suoi simili è capace di determinare una rivoluzione cromatica assoluta e irripetibile.
“Lunga vita ai fiori recisi”

Galleria ABC, via Civerchio, 5 – Milano. Fino al 30 aprile. 2011