RASSEGNA STAMPA
Obsolescenza dell’interfaccia grafica: tra pittura e memoria
digitale
W.Y.S.I.W.Y.G.
1995-2003
La storia delle avanguardie visive di questo secolo coincide con la lotta
contro l’obsolescenza tecnologica.
(Eric Hobsbawm, La fine della cultura, pag. 251)
Le opere esposte ruotano attorno ad una riflessione sulla rapidità
con cui le tecnologie – e le immagini da esse generate – attraversano il ciclo
della nascita, obsolescenza e dismissione. Il progetto, intitolato
“Obsolescenza dell’interfaccia grafica”, esplora l’incontro tra arte
tradizionale e ispirazioni digitali, con particolare attenzione a quelle
immagini nate dai programmi informatici e dai frammenti di videogiochi
iconici.
Pittura e tecnica: un ritorno alle origini
Le opere in mostra sono realizzate utilizzando tecniche pittoriche
tradizionali. La preparazione della tela e i colori seguono antiche ricette,
conferendo alle immagini un sapore arcaico, in netto contrasto con i soggetti
di matrice digitale. I riferimenti spaziano da sistemi operativi degli anni
Novanta a videogiochi come Pac-Man, reinterpretati per creare un dialogo
visivo tra passato e futuro.
Questa scelta formale sottolinea una delle tensioni centrali del progetto: il
confronto tra la permanenza dell’arte manuale e la transitorietà dei processi
digitali. Come i graffiti rupestri raccontano le origini della comunicazione
visiva, così queste opere riflettono sull’effimero delle immagini
contemporanee.
Il concetto di W.Y.S.I.W.Y.G.
Il titolo del progetto, W.Y.S.I.W.Y.G. (What You See Is What You Get), è
un termine informatico che descrive la corrispondenza tra ciò che appare sul
monitor e ciò che viene stampato. Questo acronimo funge da chiave di lettura
per l’intera opera, sia come metodologia creativa sia come critica verso il
paradosso tecnologico. Se da un lato si aspira alla perfezione della
trasposizione, dall’altro emerge la consapevolezza che ogni immagine è
destinata a perdere valore e significato con l’evoluzione tecnologica.
Tra arte e memoria
Un altro tema centrale è quello della conservazione della memoria, intesa sia
in senso digitale sia culturale. Alcune opere evocano il lavoro dei programmi
dedicati al monitoraggio degli hard disk, sollevando interrogativi sul destino
delle informazioni e sull’idea stessa di preservazione nel tempo.
La riflessione sull’obsolescenza – sia tecnologica che visiva – si intreccia con
frammenti letterari e filosofici, tra cui citazioni da autori come Eric
Hobsbawm. Questo dialogo tra immagini e testi amplifica il significato delle
opere, trasformandole in spunti di meditazione sulla nostra società digitale.
Conclusioni
“Obsolescenza dell’interfaccia grafica” invita lo spettatore a interrogarsi sul
rapporto tra innovazione e memoria, tra tecnologia e arte. Attraverso un
approccio pittorico che si rifà alle origini della pratica artistica, il progetto
apre una finestra sul futuro delle immagini e sul loro destino nel vortice della
modernità.